Mesagne non è solo la maestosità del suo Castello, o la grandezza delle sue chiese e del suo barocco, o delle piazze in cui è stata scritta la storia, ma è anche la scoperta dei suoi giardini che si possono denominare "segreti" perchè al loro interno ci sono vicende misteriose e sconosciute mai raccontate che hanno fatto la storia del posto.
Esiste per esempio, una tipografia che è la più antica di Mesagne e non solo, anzi storica, 125 anni di vita durante la quale ha visto intrecciarsi vicende umane e personali specialmente del periodo delle guerre mondiali. Era l'unica che teneva in contatto chi partiva ed i propri familiari con tutte le loro paure, ansie, pianti, gioie. Era un ponte di lettere per il fronte.
- "Lentamente l’uomo estrasse una lettera dalla tasca della giacca. Una lettera senza busta, ingiallita, quasi senza angoli, piegata in quattro e consunta perché letta e riletta tantissime volte. La spiegò lentamente con una mano, con timore, con delicatezza e nonostante la pioggia cadesse copiosa, la rilesse ancora una volta. “Mio amato caro, ti scrivo dalla tipografia Castorini per mano di Don Matteo. E’ grazie a lui che posso dichiararti il mio amore segreto. Io ti amo da tanto tempo e quando seppi della tua partenza credevo di impazzire. Non ti dirò ancora chi sono ma voglio che tu sappia che quando tornerai io sarò qui ad aspettarti. Per sempre tua come rosa che mai appassirà”.....[...] (racconto narrato da Giancarlos Stellini)
Rosa centenaria - Ph Serena |
- "Il giardino era il punto centrale di un complesso edilizio che racchiudeva oltre alla tipografia anche l'abitazione della famiglia: era anche per questo motivo che Francesco vi trascorreva tanto tempo, alternando ai momenti di apprendimento anche quelli di gioco con i suoi due gatti sornioni Cappuccino e Arancino, ai quali scelse quei bizzarri nomignoli suggeriti dal colore del pelo. Dal giardino, si accedeva ad un'altra piccola stanza ribattezzata dal ragazzo la “stanza delle lettere e dei numeri” perché custodiva delle casse divise in tanti scomparti destinati a contenere i caratteri, passando da quelli più antichi in legno di ciliegio a quelli più moderni in metallo, tutti rigorosamente suddivisi nei vari stili e nelle diverse dimensioni e per ordine alfabetico". [...] (Mimma Calasso)
La sua storia comincia con il bisnonno degli attuali proprietari,4° generazione di tipografi.
- "La Tipografia Castorini rappresenta un passaggio storico importante per la città di Mesagne. Durante la Seconda Guerra Mondiale i cittadini si presentavano in quella bottega per avere informazioni sullo sviluppo della guerra. E’ in questo contesto storico che è ambientata la storia d’amore che ha vissuto una giovane fanciulla di nome Santa. Spesso Santa si soffermava a pensare al suo amore vicino ad una rosa rossa con delle sfumature gialle all’interno e che aveva la particolarità di fiorire solo nel periodo di Pasqua.
Proprio mentre si trovava in quel giardino senti delle urla fuori dalla tipografia"...[...] (Serena Vapore).
Porta Nuova costituiva ai tempi dell'era barocca, il punto di riferimento ideale, con il complesso del Domenicani, del seicentesco Borgo Nuovo, attrarversato da lunghe vie che si intersecavano.
Frantoio ipogeo - ph Jovanka Ignoni |
- "Un tempo, sotto questo giardino, era in funzione un frantoio ipogeo, un luogo affascinante e misterioro le cui pareti hanno visto ed ascoltato generazioni di "trappitari". Pare che gli uccelli passassero spesso quì sopra attratti dall'odore della sansa e da qualche vermicello che, intrufolatosi nel carico di olive, aveva trovato un passaggio per venire in paese".....[...] (Mina Salinaro)
Particolare della stanza del frantoio ipogeo - ph Jovanka Ignoni |
Mura antica - ph Jovanka Ignoni |
- "Mi trovai di fronte un tratto di mura che mi invitava a sedermi. Non esitai, non mi guardai neanche più intorno, mentre un brivido percorse tutto il mio corpo... vedevo per la prima volta qualcosa di cui avevo sempre sentito parlare.... era un pezzo di mura dell'antica città, un pezzo di storia. .... Cominciò a parlarmi del tempo che fu: Tante storie ho conservato nella mia memoria antica, tanti segreti non li svelerò mai"...[....] (Elisa Romano)
Entrando in questo giardino mi sono avvicinata ad un pozzo che ho voluto chiamare "il pozzo dell'imperatore" in onore dell'Imperatore Federico II di Svevia, figlio di Enrico VI, il quale nel 1229 riacquistò il castello di Mesagne dai Teutonici facendolo diventare di regio demanio.
Pozzo dell'imperatore - ph Jovanka Ignoni |
- "Ecco, guardatelo, questo è il pozzo dell’Imperatore Federico situato nel centro di questo bellissimo giardino e con in sottofondo, ascoltate, il soave cinguettio degli augelli che fanno festa. Un giorno il pozzo, ha deciso di far conoscere ai più le vicissitudini vissute lungo l’arco della sua esistenza come lo scorrere delle sue acque, e con voce ferma e decisa annunciò: " Audite, audite: Voglio far conoscere a tutti i miei segreti. Adunate qui tutto intorno a me il popolo”. Quando tutti giunsero nel giardino, all’ombra di fiori ed alberi, il pozzo si fermò a guardare tutti e cominciò: “ la mia vita è iniziata qui tanto tempo fa, l’imperatore mi coccolava raccontando la storia della sua famiglia. Tutti hanno attinto da me per la mia acqua, E poi per anni sono stato soffocato e chiuso. Non respiravo più. Ora mi sento rinato, sono stato scoperto e svuotato di tutto quello che nel tempo è stato gettato e la mia acqua è ancora in vita".....[...] (Jovanka Ignoni)
E' l'eden delle "tartarughe", così è stato denominato per la presenza di questi simpatici animali che sono parte integrante della famiglia che vive quì.
- "Ecco cosa è successo: qualche mattina fa, mentre ero qui per preparare la festa delle storie, ero intento ad ammirare questo splendido giardino. Mi soffermavo su ogni pianta, sul gelsomino, sul piccolo olivo, sul limone e provavo a immaginare chissà quali storie poteva custodire un così bel giardino. Provavo a immaginare e sentire gli odori e le sensazioni. Avevo scattato qualche foto, preso qualche appunto, raccolto qualche foglia e stavo per andare via quando all’improvviso mi sentì chiamare: “ehi tu” mi guardai attorno pensando che fosse il padrone di casa…ma nulla! Non riuscivo a vedere nessuno................. Voltai lo sguardo e vidi una tartaruga !!.............. Qui sono nati i miei piccoli.................. Ormai qui siamo da tanto tempo e la vita in questa casa ha un ritmo lento e proprio per questo mi piace tanto; facciamo ogni cosa ogni 15… 15 secondi per sbadigliare, 15 minuti per fare 15 centimetri, 15 giorni per vedere meglio la luna, e 15 anni per dichiarare un amore” .....[...] (Marco Profilo)
- "Era una giornata calda , quando Anna Lucia felice tornando da scuola portò a casa le piccole tartarughe, che alla vista del bel giardino andarono a nascondersi sotto le foglie verdi cadute dall'albero ed esclamarono "c'è bello posto a mu truvato"....... Qui c'erano alberi meravigliosi dove crescevano frutti, come limoni, cachi, arance, il profumo del gelsomino inondava il giardino, fiori e piante lo rendevano un posto speciale. Ogni giorno il fratellino di Anna Lucia tornato da scuola scappava nel giardino ad osservare le tartarughe che felici gironzolavano alla ricerca di qualche frutto da mangiare. Le tartarughe non avevano una casa per riposarsi, per accogliere l'arrivo delle nuove tartarughine pensò il fratellino di Anna Lucia, fu così che costruì una piccola casetta colorata"......[..] (Antonietta Pagliara) .
- "Il racconto nella sua semplicità vuole ricordare le usanze, le tradizioni di qualche decennio fa. due giovani si incontrano per strada e tutto il giorno non ebbero altro da pensare............ Non avendo modo di incontrarsi il giovane parlò con una sua comare che conosceva la giovine, la quale parlò con sua madre. ............La "realtà dei loro pensieri"si allontanava sempre di più. Alla festa di mezzaffita nel giardino dei genitori di lei, i due giovani si guardano negli occhi... si capiscono subito... si appartano sotto un albero di linone; un bacio, un lungo bacio, ma un limone birichino si staccò egli cadde in testa! si guardano intorno, i loro occhi si riincontrano, non era un sogno, ma...finalmente i "loro pensieri diventano realtà"....[...] (Nino Perrucci)
Radice dell'ulivo secolare andato in fiamme |
- "A Luca piace
molto stare coi suoi nonni. Nonna Anna, molto elegante, è sempre creativa,
nonno Teodoro, un po’ burbero, nasconde profondi autentici sentimenti: si vede
da come cura le sue piante, i suoi ulivi secolari. Prima di lui lo ha fatto suo
padre, prima ancora suo nonno e ancora prima …
Per Luca è bellissimo
arrampicarsi su questi enormi alberi, fino a raggiungere i rami più alti, dove
ondeggiando si sente come cullato tra le braccia di una mamma affettuosa.
Luca ha il suo ulivo preferito, è quello più grande, quello in fondo alla campagna. Lì per arrampicarti devi prima mettere il piede destro nel buco più largo sul tronco, poi il sinistro su una sporgenza della corteccia, allora riesci ad abbracciare uno dei due rami più grossi e puoi spingerti su fino alla prima grande diramazione … Proprio sul punto più alto, là dove due rami sembrano aver formato una piccola poltrona, Luca ama trascorrere ore ed ore. Da lì si vede tutto, puoi farti accarezzare dal vento ed ascoltare gli uccelli… Puoi immaginare tutti i bambini che vi hanno giocato, tutti i papà ed i nonni che hanno lavorato! Più di seicento anni di storie, così dice sempre nonno Teodoro! …
Durante un pomeriggio di luglio, la tragedia: per un brutto incidente che ancora nessuno riesce a spiegarsi, un grande fuoco ha raggiunto il bellissimo campo di ulivi secolari del nonno. Lui, l’albero più grande, è andato in fiamme! … Luca ha pianto per giorni e non era possibile consolarlo, in alcun modo. Per più di un anno il bimbo ha continuato a rifiutarsi di parlare del suo grande amico che non c’era più. Fino a che, un bel giorno, nel giardino di nonna Anna è apparso un nuovo grande vaso: all’interno, immerso in una soffice terra rossa, il pezzo di una grossa radice di colore nero carbone, dalla quale spuntavano alcuni bellissimi polloni verdi. Nonna Anna: “Luca! E’ una delle radici del grande ulivo! Adesso ci prenderemo cura di lei e, col sacrificio di anni, decenni … tornerà ad essere il grandissimo forte albero che tu hai sempre amato!” Luca accennò un sorriso e ...... prese a piangere." [...] (Giovanni Lamacchia)
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